La dorsale dal Monte Prado al Monte Cusna

Verdi montagne davvero alla portata di tutti


Quella ai monti Cusna e Prado è la seconda escursione della nostra tre giorni sull’Appennino Tosco-Emiliano e nell’occasione si è unito al gruppo Matteo, un amico emiliano che ben conosce queste zone ma come sciatore e quindi tocca proprio a noi montanari laziali iniziarlo alle bellezze della veste estiva delle sue montagne! L’avvicinamento in auto prende il via dal pesino di Civago da cui si imbocca la strada sterrata che porta all’Abetina Reale: si percorrono lentamente in auto circa otto chilometri attraversando una faggeta bellissima che già da sola ripaga l’essersi alzati di primo mattino. Il tragitto in auto finisce in corrispondenza di uno spiazzo (oltre c’è una sbarra e non si può procedere … anche se la sbarra risultasse aperta), c’è qualche panchina e la classica tettoia in legno con cartelli esplicativi del parco; poco sotto scorre rumoroso un torrente che allieta i preparativi di avvio dell’escursione. Superata la sbarra si comincia a salire molto gradualmente lungo la sterrata in ambiente ombreggiato, tra alberi alti e fitti e con qualche rigagnolo d’acqua ai lati che viene giù dai greti della strada: avevamo letto della bellezza di questo tratto di faggeta chiamato l’Abetina Reale e decisamente il nome è più che appropriato! Volendo si può continuare a seguire la comoda strada ma abbiamo di fronte una lunga giornata di trekking e così optiamo per una scorciatoia e seguiamo alcuni cartelli che indicano un sentiero che taglia dritto verso il valico di Lama Lite dove arriviamo in meno di mezz’ora, non senza aver incontrato lungo il sentiero un insolito numero di lepri scorrazzanti nel sottobosco. Appena usciti dalla boscaglia si è nuovamente sulla strada bianca che si era lasciata in precedenza, proprio in corrispondenza del valico di Lama Lite che poi più che un valico è un ampio pianoro da cui la vista spazia immediatamente sull’ampia vallata compresa tra la dorsale del Cusna a destra e l’anfiteatro del Monte Prado a sinistra che però risulta inizialmente nascoso alla vista dal monte Cipolla che poi ne sarebbe l’antecima orientale. Cartelli ordinati danno utili indicazioni delle possibili mete che si possono raggiungere da quel punto e bisogna dire che ce ne è per tutte le esigenze: brevi ma appaganti passeggiate ad esempio come quella al lago della Bargetana, sentieri impervi come quello che sale al Prado o interminabili traversate come quella che bisogna affrontare per raggiungere la vetta del Monte Cusna e poi per il Rifugio Battisti, punto di riferimento per gli escursionisti impegnati o più semplicemente per fare una bella esperienza in quota senza rinunciare al conforto del buon mangiare e dormire! La cosa che viene alla mente in questo verdissimo angolo di Appennino è che sia veramente la montagna per tutti, alla portata di tutti, e che ciascuno venendo quassù potrà trovare soddisfatte le proprie aspirazioni e tornarsene a casa con gli occhi pieni di bei ricordi ed il fisico rigenerato. Prima di attaccare la lunga dorsale che sale al Cusna facciamo ovviamente visita al Rifugio Battisti dove ci accolgono con cortesia e qualche breve racconto di queste parti, il tutto accompagnato da caffè forte e crostata appena sfornata .. decisamente un inizio d’escursione ben augurante e ci promettiamo che passeremo di nuovo a sederci su queste panche nel pomeriggio, alla fine del nostro giro. Dal rifugio si seguono le indicazioni per il valico del Passone ed il Monte Cusna (sentiero 615) su comoda sterrata quindi giunti ad uno bivio nei pressi della croce del valico si va a sinistra e si inizia a salire lungo il sentiero n. 607 che attraversa il verdissimo piano inclinato e punta dritto alla dorsale che si raggiunge in breve; una volta scollinato sull’ampia cresta se è sereno la vista spazia fino alla cima del Cusna che si impenna isolata dalla dorsale; si nota anche quello che a grande distanza potrebbe apparire come un grosso ometto ma che in realtà si rivelerà un punto della cresta dalla conformazione molto singolare. Procedendo lungo la dorsale si prende lentamente quota sino ad arrivare a La Piella, una cima secondaria poco marcata ma pur sempre compresa nella fatidica lista dei 2.000 dell’Appennino e quindi da non mancare assolutamente!! L’identificazione richiede qualche misurazione delle quote di altri due tre montarozzi lì vicino ed alla fine decretiamo di esserci proprio sopra e così parte la prima foto di vetta della giornata … beh vetta si fa per dire  visto che abbiamo certificato la posizione allestiamo anche un modestissimo ometto ed una breve iscrizione su un sasso indicante la cima! Completato questo cerimoniale riprende la marcia ed il sentiero passa nei pressi dei resti abbandonati di un rifugio ed annesso impianto di risalita che viene su dalla stazione turistica di Febbio; la scena è sempre la stessa: ferro, mattoni, vetri rotti e qualche lattoneria attorno … quel che resta di un altro esperimento fallimentare di “turismo bianco”. Ma dopo questa brutta immagine ecco che si approssima una vera attrazione: si tratta del Sasso del Morto, un roccione che sembra piovuto dal cielo sui pratoni della dorsale tanto è discontinuo rispetto al terreno circostante. Si sale sulla sua cima tozza salendo lungo un piano inclinato in pietra veramente singolare: sembra uno di quegli scaloni per salire agli altari sacrificali di preistorica memoria! Anche il Sasso è nella lista dei 2.000 e quindi è d’obbligo traversarlo da parte a parte salendoci sopra arrampicando brevemente semplici roccette. Superato il Sasso la vetta del Cusna è ormai a portata di mano, il sentiero aggira un paio di alture e si porta sulla sella proprio sotto l’impianto sommitale che si supera percorrendo un tratto di cresta più ripido dove è necessario aiutarsi ogni tanto con le mani, dopo di che si traversa un breve tratto su prati e si è finalmente sulla vetta tondeggiante dove campeggia la grande croce di metallo. Per il ritorno decidiamo di chiudere un anello scendendo lungo le ripide tracce del n. 627 fino al fondovalle, a quota 1.800 mt circa, dove si intercetta il ben marcato sentiero n. 623 che attraversa in tutta la sua lunghezza la Costa delle Veline sino a tornare nei pressi del Passone. Per completare il giro odierno alla volta del Monte Prado torniamo di nuovo al valico di Lama Lite seguendo le indicazioni per il lago della Bargetana; dopo circa un chilometro si lascia l’ampia sterrata per prendere un sentiero sulla sinistra che sale confondendosi a tratti con un ruscelletto che scende dalla piana del lago che dopo pochi minuti appare, in una visione quasi alpina con le acque cristalline abbracciate dall’ampio anfiteatro che si sviluppa ai lati della vetta del Monte Prado. La presenza di questo specchio d’acqua di origine glaciale viene a completare un angolo di montagne già di per sè vario e bellissimo dove poter passare anche una breve vacanza e non solamente l’escursione di un giorno .. magari poter tornare ancora una volta da queste parti per soggiornare in uno dei rifugi e visitare le numerose mete raggiungibili con splendide passeggiate! Dalle sponde del lago prende il via il sentiero che sale ripido alla cima del Monte Prado; ci vuole una mezz’ora per portarsi sulla dorsale all’altezza della Sella del Prado, anche questo luogo crocevia di sentieri, ed altrettanto per superare qualche modesta antecima fino alla vetta vera e propria dove si trovano un cippo indicatore ed un mucchio di sassi. Purtroppo a mano a mano che approssimavamo la cima il tempo è sensibilmente peggiorato e tutto è stato avvolto dalla nebbia impedendo la tanto attesa visuale dall’alto, anche se poi siamo stati ben ricompensati dal sereno che altrettanto improvvisamente ha ripreso la scena sulla via di discesa regalando scenari dai colori brillanti e belle inquadrature sulla mole del Monte Cusna. Scesi nuovamente alle sponde del lago è risultata irrinunciabile una lunga sosta, distesi sui verdissimi prati ai margini delle acque trasparenti e con lo sguardo rivolto in alto verso le vette! Per completare una giornata come questa non rimaneva che dare seguito alla promessa fatta al mattino e tornare al Rifugio Battisti per consumare una meritata “merenda”: a differenza del silenzio del mattino, quando eravamo i primi avventori, adesso c’è un sacco di gente, comitive di grandi e piccini, a piedi o in bicicletta ... ciascuno comunque felicissimo di trovarsi in quel luogo a riconferma che questa è proprio una montagna per tutti! Anche noi siamo felici per aver passato un’altra giornata a camminare su e giù per queste cime e queste vallate con gli occhi pieni di ricordi che certamente dureranno per un bel pò. Non resta infine che riprendere la via del ritorno attraversando il fitto bosco che scende dal rifugio fino al punto da cui siamo partiti al mattino e tanta è la soddisfazione che non c’è alcuna stanchezza ma solo voglia di parlare e scherzare … e discettare sull’escursione che ci attende domani! Dati sintetici dell’escursione descritta: sono circa 25 chilometri di lunghezza con un dislivello in salita di poco superiore a 1.500 metri per via dei sali e scendi; non vi sono difficoltà da superare ma solo un poco di attenzione da prestare nel tratto sotto la cima del Cusna, in particolare se si decide di percorrerlo in discesa. Avendone la possibilità la soluzione migliore è dedicare a quest’angolo di Appennino almeno due giorni sostando presso uno dei rifugi che sono ben serviti ed accoglienti.